Le stagioni liriche di  Geppo Tedeschi

di Antonio Roselli

- Il suo Futurismo

Domenico Mazzullo, ritratto di Geppo Tedeschi
Domenico Mazzullo, ritratto di Geppo Tedeschi

 

Parolibero per vocazione congenita; aeropoeta irridente; estensore di un manifesto per la “poesia sottomarina”; aedo dagli echi ungarettiani; epigrammatico nostalgico di rimbombi agropastorali d’Aspromonte : la poesia di Geppo Tedeschi scaturì  futurista e si trasfigurò con lo stagionare della letteratura.

«Visito e canto i grandi ulivi o fruscianti cattedrali verdargentee della bellissima Calabria e palpo aeropoeticamente paeselli fiumi città marinare viottoli e cime onniveggenti rimescolandole sinteticamente nelle mie tasche profonde di podestà montano[1]» .

La letteratura di Geppo Tedeschi ( Tresilico 1907- Roma 1993) sperimenta la capacità di associazione dell’ ideale di congegno, di motore e dinamismo con il diletto per lo schizzo paesano.

Intimamente e direttamente legato alla sua letteratura è il vincolo sanguigno con la terra di Calabria, con l’ Aspromonte,  fino alla propaggine della  sua villetta di Tresilico ,antistante la piazza, con il  giardino di aiuole in fiore ed i colori degli aranci e degli ulivi[2].

Plasmato nella scuola romantico-decadente del padre Giosofatte, grande poeta e primo traduttore in rima de “Le fleur du mal” di Baudelaire[3],Geppo studiò alle classi elementari del paese natio ed ebbe dottrina presso la casa dell’arcidiacono Antonino Tripodi, prima di seguire gli studi a Locri e poi a Messina[4]

Con un’infanzia  prodigio, tutta “capelli al vento”, il quattordicenne Tedeschi, rimase stregato dall’ “Alcova d’acciaio” dell’accademico Filippo Tommaso Marinetti e , ad un abituale cenacolo di intellettuali presso la libreria D’Anna di Messina[5], venne encomiato il suo prodigio dal fondatore del Futurismo  per una poesia d’elogio e di saluto a lui stesso dedicata. La poesia venne diffusa tra i salotti culturali e Marinetti la declamò nell’aula magna dell’Università  tra gli applausi torrenziali dei convenuti.

Da allora venne pungolata la verve lirica del Tedeschi che , pressoché ventenne, s’ introdusse nell’ambito della pubblicistica locale concedendo composizioni di echi pascoliani[6] a riviste

regionali[7] .  

Scriverà quasi un quarantennio dopo sul “Corriere di Reggio”:

« Ebbi il primo zufolo , per una penna di uccello pavone ed un cristallo di lampadario di cattedrale , da un povero figliuolo d’aratore.

Il baratto avvenne, ricordo con limpidezza , a filo di vespro, accanto ad una siepe che parlava col vento di primavera. Avevo allora dodici anni e tanto azzurro sul capo folto [8]».

Ben presto, con la sottoscrizione del Manifesto dei Tecnicismi, il Tedeschi divenne seguace di un Movimento Futurista Italiano che lo volle protagonista[9] dei prosceni e dei teatri nazionali , nonché lo ordinò, come scrisse l’oppidese Carlo Bezini, in testa alla seconda ondata futurista calabrese[10] .

Tuttavia, la sua produzione futurista, fu sicuramente influenzata dalla visione più “mansueta di costumi” del  secondo periodo letterario del Movimento; il poeta fu anche disponibile a considerare i lineamenti culturali di altre correnti in voga[11].

Paradigmatica risulta l’affermazione che molti anni dopo , nel 1948,  Giuseppe Lipparini registrò nella prefazione delle brevissime “Liriche Epigrafiche”; non appena descrive l’autore: “Futurista era, non tanto per ragioni teoriche quanto per l’impeto spontaneo della sua indole meridionale … Ma anche nel futurismo non gli riusciva di essere eccessivo o stravagante ;c’era sempre in lui , forse per una lontana parentela con gli Elleni della Magna Grecia, un senso della misura che gli faceva da freno …[12]”.     

Nel 1933, egli aderì sfacciatamente alla sfida letteraria tuonata dal Marinetti a tutti i poeti italiani, di poetare e nuotare “nelle acque radiose e musicali” del golfo di La Spezia ; il suo poema venne prescelto e declamato nel Teatro Civico del capoluogo Ligure, e vennero recitati, tra l’altro, i versi :  «… Onde più onde \ fermatevi un poco per ascoltare com’ Ave Maria\ la nostra futurista poesia\nemica a tutto fiato \dei baluardi , a muffa,\ del passato [13]…». 

La fama del Tedeschi stava fin da ora  raggiungendo le vette iperboliche della notorietà. Le sue liriche si spingevano dalle redazioni dei più importanti quotidiani nazionali, come  “Il Giornale d’Italia”, dalla scrivania di Vito Mussolini, direttore  del“Popolo d’Italia”, fino allo scrittoio del premio nobel Grazia Deledda[14].

Il giornale di cultura “La Voce dei Calabresi “ di Buenos Aires , nel numero del15 aprile 1935 , dedicava uno stelloncino con tanto di foto ritratto ed un indice di opinioni sull’autore da parte di personalità della letteratura e dell’editoria italiana : “Geppo Tedeschi è un caro e geniale poeta futurista”, scrisse il Marinetti; “Geppo Tedeschi si è guadagnato i galloni tra il plotone dei giovani scrittori”,strillò il Giornale d’Italia; “Sono liriche piene di grazia e di spunti originali”, sancì il Senatore Baccelli [15].

Del 1937 è l’aeropoema “ Idrovolanti in siesta sul Golfo di Napoli”[16] , intensamente elogiato al Premio di poesia “Golfo di Napoli”[17] .

Nel 1938  Geppo Tedeschi varca la soglia della celebrità all’interno della paraletteratura futurista lanciando dalle colonne della Gazzetta di Messina il suo “Manifesto Futurista sulla Poesia Sottomarina” [18] che, nei suoi dieci  assiomi , erompeva con la finalità di intonare “ nei pubblici e alla Radio tutte le geniali bellezze del mare”. 

Di seguito l’incipit del programma : « Paroliberi vi esorto a decantare a colpi di genio novatore e  orgoglio italiano i guizzanti colori blu fondo delle zostere le gradinate spavalde di pesci i polipi aggressivi – immensi ragni della tempesta- gli angelici terremotati accordi dei siluri i navigli dormienti con le braccia in croce a fianco dei coralli e delle perle i cavi urgenti carichi di parole in libertà …[19]».

Il 1938 è anche l’anno di pubblicazione di “Corti Circuiti” : prima silloge di poesia dei tecnicismi, con prefazione di Marinetti, che gli valse l’importante premio della Reale Accademia d’ Italia[20] per lo stesso anno (era presidente Gabriele D’Annunzio) ed una bizzarra copertina de “La Tribuna” [21],

del 13 ottobre, che rendeva un suo ritratto canzonatorio. Per l’opera ,che in principio doveva intitolarsi “Disincagli e fughe”[22],prefazionò il Marinetti: “Per calamitare cosmicamente anime e corpi primaverili la poesia del Futurista Geppo Tedeschi è talvolta paragonabile all’insieme delle tastiere dei grandi organi delle cattedrali modernizzate …  [23].

Già, nel 1938, la rivista “Calabria Letteraria” riportava che il nostro autore era incluso nell’albo professionale dei giornalisti , aveva da tempo redatto numerosi periodici[24] e corrispondeva con una sessantina di giornali e riviste, nonché era “membro d’onore di numerossissime Accademie” e vincitore di molti premi di poesia”.  

Significativa, per la congiuntura biografica del Tedeschi, appare la composizione dal titolo “Ciao” contenuta nella sopraccitata silloge :

«Il rigo bianco

della strada mi attende .

Ciao

casa natia

e trattolino di ruscello

che copi eternamente

il periodo contorto

di una spatola di ulivi .

Tornerò ,

quando potrò ,

a rivedere

il Santuario nevoso della montagna mia

con alte vetrate di pini,

lo sbrendolino

della villetta comunale

con qualche scarabocchio di verde

e sullo spiazzale tranquillo,

il solito punto interrogativo

dello zampillo»[25].

Aderente al postulato dell’aeropoesia,la lirica tinteggia la veduta del  panorama natio dall’alta quota di un aeroplano tra  nostalgia e speranze nell’avvenire e nel possibile ritorno al paese.

 

L’apprezzamento dell’accademico Marinetti verso il poeta calabrese s’ intensificò come si incrementarono le visite del  fondatore del futurismo italiano a Tresilico[26] ,ormai comune accorpato a quello di Oppido Mamertina; a vitalizzare i giovani artisti talvolta presso la villa Tedeschi [27] oppure dal balcone del palazzo municipale pronunciando le ormai famose parole : “Geppo Tedeschi ed io siamo due grandi poeti![28]”.

Nel 1939 le rotative dei tipi di Carabba editore di Lanciano danno alla luce la silloge “Il Suonivendolo”;  versi graditi dal prefatore Alfredo Baccelli che, tuttavia, non si sottrae sprezzantemente di suggerire al lettore che volesse “salire di quota” di leggere “Corti circuiti” .Per i poeti tradizionalisti della sua corrente il consiglio: “ salire un mese sulle montagne di Calabria: un mese a respirare aria di Geppo Tedeschi. Ritorneranno a casa rimessi a nuovo come dai bagni di Gastein  - e conclude affermando- «Il Suonivendolo», come il titolo insegna , non à pretese ed è stato scritto a ventidue anni[29].

Ben presto, l’anno è il 1940,trovano la luce  le innovatrici opere: “Ala- Parole in libertà lotta tra la sera e il gomitolo” e “I Canti con l’Acceleratore” per Carabba Editore[30].

Nel terzo anniversario dalla fondazione del Cenacolo Letterario “Gli Adoratori”,1941, le stampe presentano il romanzo sintetico “Gli adoratori della Patria”, sempre per la tipografia lancianese di Carrabba.

L’opera sembra  divergere dai parametri del Manifesto del Romanzo Sintetico Futurista, tanto da apparire ,secondo il Bellanova, “un’agile e solidinamica architettura di pensieri immagini colori suoni rumori e profumi e tattilismi che cerco invano di paragonare a qualcosa di già esistente e non ci riesco[31]”.  

Il componimento narrativo venne esaltato nelle “Stanze del Libro”di piazza Venezia in Roma dal Sansepolcrista Marinetti l’undici giugno dello stesso anno[32] ed il ventinove del mese successivo, ,presso il Teatro delle Arti , nell’ambito di un simposio promosso dal Marinetti sulla bellezza aeropoetica della guerra meccanizzata, il Tedeschi declamò il suo “aeroromanzo” di guerra [33].      

Il 1942 è l’anno della prima edizione dell’Aereopoema“Ruralismo Calabrese”, edito da Faenza, che esordisce con i seguenti versi :

«Strapiombi d’acqua ricciuta,

matasse

di greggi e pastura,

picchi di cielo e d’ombre ,

clarinate di verde

giovinetto.

Sono in volo radente sul mio Aspromonte».

E’il trionfo della cultura arcaica e agreste quella che il Tedeschi genialmente interpreta con le sue tinte cromatiche lineari e stringate, con la sua endemica (come vedremo in seguito) abilità di focalizzare delle istantanee naturali di retroterra e nostalgia romantica .

«Spara,spara,

mio lirico giardino,

la tua cassa infernale

di colori,

spara i tuoi gelsomini,

i tuoi mortai di rose,

le tue mine di bocche di leoni,

i tuoi obici gialli

di calende.

Oppido Mamertina

futurista

è stata nominata

sovraintendente estetica

di tutta la Calabria[35] »

Da una recensione di Marinetti dal titolo “Ruralismo Futurista Collaudato da Marinetti”leggiamo quanto il Sansepolcrista recensisce: “Originalissime caricature gioconde di terre flore abitati ed esseri umani. Semplicità campagnola fatta d’immediato disinvolto diretto modo di esprimersi… Elica infantile disinvolta e sbrigativa nello strappare e aggomitolare sintesi di rivoluzioni guerre villaggi pensosi marine solari campanili in cerca di cieli schiumanti mas di aggressiva italianità mediterranea[36]

 

La prima fase della poetica tedeschiana, quella più connessa ai parametri pioneristici del Parnaso italico che fu il primo Futurismo, si può giudicare terminata al volgere di quest’ultimo anno.

 

Giulio Dolci, nella “Antologia della Letteratura Italiana”, scrisse: “ Geppo Tedeschi che iniziò la sua attività di poeta con scatti futuristici si è poi calmato, pur conservando una freschezza d’intuito, una sincerità d’espressione , un naturalismo sano, per cui è stato giustamente definito un macchiaiolo sintetico e polposo [37]”. 

F.T. Marinetti e Geppo Tedeschi a Tresilico
F.T. Marinetti e Geppo Tedeschi a Tresilico

-Il periodo capitolino ed il “bozzetto campestre”

Benedetta Marinetti e Geppo Tedeschi posano per la rivista "Tempo " durante il raduno futurista del "Carpe Diem"  -  Mentana, 9 febbraio 1969
Benedetta Marinetti e Geppo Tedeschi posano per la rivista "Tempo " durante il raduno futurista del "Carpe Diem" - Mentana, 9 febbraio 1969

 

All’ attività culturale del dottore in lettere Geppo Tedeschi, al tempo della seconda grande guerra, si congiunse anche quella civile[38], con la nomina a rivestire la più alta carica del Comune di Oppido Mamertina . Sono gli anni 1941-42 e l’aedo di Tresilico è il podestà della città.

Successivamente , scegliendo anche i presupposti di opportunità culturali all’Urbe, si consegnò  insieme alla famiglia alla diaspora, stabilendosi a Roma[39] permanentemente nel 1959   .

Risalgono al periodo romano le corrispondenze, tra tanti periodici [40], al “Secolo d’Italia”, alla “Tribuna di Montevideo “ ed a “Realtà politica”.  

Con la  raffigurazione quasi fotografica di Elio Marcianò in “Volti” ci sembra di scorgere, tra gli scalini di Trinità dei Monti, il nostro poeta  : “ci sembra di vederlo, agile , svelto, tutto nervi e pensiero ,sempre col capo coperto dal suo cappellino sulle ventitré, rimpiangere la solitudine di Oppido , dove il gentiluomo poeta ritrovava se stesso, a contatto con la sua e la nostra amata terra , nella visione ristoratrice delle bellezze maliose che la natura prodiga all’uomo fuori dai torbidi della vita della capitale”.   

In quel periodo  fu  incluso nella celeberrima “Storia della Letteratura Italiana” di Francesco Flora[41] e nel 1943 la Gastaldi di Milano divulga il recensitissimo volume “Rosolacci tra il grano”.

Fu precisamente con quest’opera che si intrecciarono i prototipi propri della seconda maniera tedeschiana riconducibile in “Canne d’organo” (1953) , “Zufoli sul colle” (1957),  “Poeti Maledetti” (1957), “Tempo di aquiloni” (1963), “L’ombra si bevve i cavalli” (1974), “Hanno bruciato i cespugli” (1985),“Sussidiario campestre”(1989), “E’ un Gabbiano senza pace il vento” (1990) ed il postumo “Non chiudete i cancelli (1994).

In questi assortimenti lirici è manifesta in Geppo Tedeschi l’urgenza esistenziale di un rimpatrio alla civiltà natia , alla geografia mediterranea di sembianze , odori e suoni  .

Ritroviamo sbiadite le impronte futuriste, ma ancora sussultanti non solo nella “deregulation” linguistica ,ma soprattutto in quell’essenzialità che istigò il Marinetti a pronunciare : “Mio caro Geppo, sei il re della sintesi! [42]”.

A riguardo, lo scrittore Erbi del giornale “Momento Sera” di Roma del 24 luglio 1951 scrisse : “Geppo Tedeschi è uno dei più significativi poeti italiani. Poeta tanto più nobile e meritevole della massima considerazione in quanto , pur venendo dal Futurismo, ha saputo poi riaccostarsi alla tradizione[43]”.

Prevale , in questa fase letteraria, la predilezione per i quadretti di vita campestre, spesso inquadrati in una verve fiabesca, quasi mitica o gnomica. Aleggia, come in filigrana, qualche eco della  maniera ungarettiana ed i nuclei tematici si snodano in definite immagini legate a cronache paesaggistiche che rivalutano  il quotidiano .

 L’utilizzo allegorico delle espressioni e le similitudini sono messi al bando [44] e, metricamente, il nostro autore opera delle cesure nascondendo l’endecasillabo e spezzettando i versi , come nel caso di “Tempo di aquiloni”.

In “Coroncina di Maggio” , un componimento della silloge “Canne d’ Organo”, che Bino Samniatelli dichiarò “un gioiello[45]; sembra che la “arteria paese” del Tedeschi pulsi di uno struggente rimpianto nostalgico  :

 

«Profumi, vaganti, di rose .

Mi assalgono a branchi,

i ricordi .

E’ l’ora delle persiane

spalancate,

degli organi , rombanti ,

tra le chiese,

del vento polveroso,

come la strada maestra

del mio silente paese. »

 

Affiora sovente, nelle raccolte liriche del nostro aedo,  la materia di una religiosità composta [46], di una pietà cristiana quasi panteistica o talora ironica della quale si chiede Domenico Defelice se sia  “ libera da ogni bigottismo o formalità, raccolta, semplice, francescana?[47]”.

«Risorto è già

gridarono, nel vento,

di primavera,

i bronzi del convento.

Dal prato ,

quattro pecore

in risalto,

guardarono , pensose,

verso l’alto [48]»

L’ intimo significato religioso del Tedeschi si sgroviglia soprattutto nel male d’esistere dell’umanità e della gente di quello scampolo d’Aspromonte  che si dibatte: nella fatica del lavoro di ogni giorno raggiungendo quasi l’ esaurimento della vita, nell’osservazione stupita e malinconica degli eventi della natura, ora riottosa e calamitosa, nei guasti dell’uomo immorale .

Per Antonio Musicò: “Il Tedeschi colloca in una ricca rassegna di chiaroscuri: dai protagonisti d’una civiltà contadina che si andava frantumando o addirittura scomparendo ad un universo dai tanti aspetti e dalle innumerevoli voci [49]” .

 

«Paese di tufo e di pietre

Tutto inciso di giorni

desolati.

Mio povero paese

che aspetti,

rassegnato,

che la pietà del tempo,

ti dirupi [50]».

 

La luna è indiscutibilmente motivo prezioso di ispirazione creativa per il Tedeschi.  Sovente tema poetico accostato al viaggio è la tipica atmosfera notturna e spensierata manzoniana, in cui i raggi della luna rapiscono il suo sguardo meditabondo concedendosi come in una favola d’incanto. Per Pierfranco Bruni “Il viaggio e la luna  hanno caratteristiche particolari. La luna forse è profezia[51]”.

«E’ tanto ingenua

questa luna nuova.

Ieri ,

per quattro favole

di vento,

diede , al furbo canneto,

argento e argento[52] ».

 

Con il “Premio Assisi” del 1953 iniziarono a susseguirsi un fuoco di fila  di affermazioni  per il Tedeschi[53].

La critica nazionale lo incoronò con premi letterari prestigiosi  di cui si ricorda[54]:

l’ex-aequo “ Carducci” del 1954,il premio “Dante Alighieri” nel 1959,il “Premio Cultura” della Presidenza del Consiglio dei Ministri  del 1966 e ,nello stesso anno ,quello della “Pubblica Istruzione”. 

Nel 1959, il Nostro, fu applaudito a Parigi nell’ambito delle conferenze sulla poesia rurale di Gabriele D’Annunzio[55] conseguendo una medaglia d’argento dall’accademia di Arts, Sciences , Lettre su proposta del Ministro della Pubblica Istruzione. Nello stesso tempo si aggiudicò la cattedra di Letteratura Classica all’Accademia Parigina dei Classici [56]

Con l’opera “Tempo d’Aquiloni” meritò la medaglia d’oro del Presidente del Senato al noto Premio Villa San Giovanni 1963 [57].

Nel 1968 aderì, come artista superstite del movimento marinettiano, al manifesto futurista promosso da Enzo Benedetto e anticipato dal periodico “Futurismo oggi” , di cui il Tedeschi fu stretto collaboratore.  In quel tempo il nostro interveniva nei programmi radiofonici e televisivi Rai [58] .

Si succedettero presto i conferimenti di titoli che, da quello di Accademico Cosentino e Tiberino , Consigliere d’Onore della Legion d’Oro di Roma , lo videro consacrato  Grande Ufficiale della Repubblica Italiana per meriti letterari [59].

 

Le sue liriche vengono tradotte in ben sei lingue (francese , inglese , tedesco, spagnolo, portoghese e giapponese) e declamate nelle più importanti stazioni radiofoniche del mondo.

-  Le “Epigrafiche” e l’ultimo Geppo Tedeschi

Geppo Tedeschi in una delle ultime foto -  Roma, gennaio 1993
Geppo Tedeschi in una delle ultime foto - Roma, gennaio 1993

 Quanto affiora timidamente  nella seconda parte di “Canne d’Organo”, quelle liriche laconiche,  d’appendice,  introdotte dal Lipparini, riemerge con veemenza in un secondo gruppo inedito del 1973 dal titolo “Epigrafiche”. 

Il “Corpus inscriptionum”, la “ultima peripezia” letteraria del Tedeschi, non è altro che un supplemento di nuove liriche affini a quelle del 1951 e corredate dalla trasposizione in lingua francese di Edoard Vissers.

Lo stesso Vissers indicò le poesie “rapidi croquis di una sconcertante sobrietà , sono schizzi formato francobollo , ma ove la più piccola sillaba costituisce un elemento essenziale e vitale dell’immagine evocata o del personaggio dipinto[60]” .

Il Tedeschi si flette sul gusto epigrafico- neoclassicistico, indubbiamente discordante dall’ermetismo, e rincasa nella terra  dei proavi Greci  a rinverdire nella memoria [61], con i suoi epigrammi, gli anni in fiore degli innesti estrosi del vignaiuolo o dell’arrotino o del Lunatico dalla parlata salivosa .

E tutto il mondo che aveva contemplato continua ancora ad essere sintetizzato, da buon figlio del futurismo, in pochi lapidari e scheletrici versi, simili a sentenze . Come nella maniera di “Venditore di zolfanelli”[62].

«Zolfanelli a colori

e contro vento.

Con un ventino ve ne dono cento.

Così gridare usava ,

senza posa ,

quando ponente

diventava rosa.

Trapassò

Per attacco celebrale,

povero come visse ,

in ospedale».

 

Quegli che fu : “L’ultimo petardo futurista italiano” , “L’usignolo d’Aspromonte”, “Il Flauto magico d’Aspromonte” , “Le petite moineau”;  spense la parola sulle sue labbra per sempre l’11marzo 1993 a Roma[63], lontano dalla sua azzurra e tanto zufolata  etnia mediterranea. Al tocco stanco della torre degli orologi di Tresilico, nella piazza antistante la sua villa, s’ammutolirono le frasche delle aiuole e solo loro, ad Oppido Mamertina, ne benedissero il nome.  

 

Sandro Paparatti lo congedò con le parole: “ E Geppo Tedeschi, è ora più che mai accanto a noi, piccolo, sempre sorridente , quasi svagato , tu credi, ma attento ad ogni sussurro di vita che egli era pronto a cantare , con quella sua parola che ebbe ali, che seppe trarre dalle antiche vene della Calabria (irrorando egli stesso di sangue nuovo , lucente,le tradizioni antiche!) un canto vivo e coraggioso, che si unì al colore di Boccioni , di Benedetto [64]”.

 

 

 

 

Oppido Mamertina, settembre 2012

 

Antonio Roselli

 

 

 

 


[1] F. MIGLIETTA, Futurismo , linea sino a Peruzzi, ed. “Il Calabrese” 1975, p.105.

[2] A. ROSELLI, Geppo Tedeschi , il poeta futurista di Oppido Mamertina, Nuovo Domani Sud, Ottobre 2008, a. XVII, n.10 ,p.3 .

[3]Cfr. G. TEDESCHI I fiori del male ,prima traduzione in versi italiani rimati ; con prefazione di G. A. Costanzo ,Messina  Graf. La Sicilia 1928.

[4] Da una breve nota biografica offerta dalla famiglia.

[5] Dal sito web: http://www.acdan.it/dansk/futur%20interpreti.htm.

[6] A. PIROMALLI, La Letteratura Calabrese vol. I, Luigi Pellegrini editore 1996, p. 33.

[7] Come non ricordare le poesie edite sul periodico “Albori” dei fratelli De Cristo di Cittanova dal titolo : “Nobile Veglia” del maggio 1927 ed i “Cipressi” del marzo 1928 ,oppure il sonetto del 1931 “A grandi tocchi” su “La Coltura Regionale” del Santagati. Cfr. R. LIBERTI, L’ultimo futurista calabrese:Geppo Tedeschi l’usignolo d’Aspromonte, “Calabria Sconosciuta,a. XVII-1994,n.61,pp.31-36.

[8] G. TEDESCHI, Ricordi della dolce terra di Calabria, “Corriere di Reggio”, n. 6 dell’11-17 febbraio 1966.

[9] Già  il bollettino dell’Associazione Mondiale Scrittori del Giugno Luglio 1930, fondata dal Marinetti, tra i ventiquattro giovani aeropoeti futuristi annoverava il nostro autore. Vd. P.E.N. Associazione Mondiale Scrittori, Centro di Roma , a. II Giugno-Luglio 1930,n.3-4.

[10] “La Coltura Regionale”, a. VII-1931, p.179 .

[11] E. FALQUI ,Bibliografia e iconografia del futurismo , Sansoni 1959 , p.76.

[12] G.TEDESCHIAntologia poetica dal futurismo a oggi, Corso 1986, p.103

[13] G. TEDESCHI, Il Golfo di La Spezia poema, Il Radicchio 1933.

Nello stesso anno risulta edita a Messina, per la Grafica “La Sicilia”,  l’opera “Un saluto”. 

[14] In un messaggio di ringraziamento, la Deledda, affermava: “La ringrazio dell’invio gentile dei suoi versi e le mando i migliori auguri e saluti”. Vd. “La Voce dei Calabresi” , Buenos Aires , a.V 15 aprile 1935, n.57 , p7.

[15] Ibidem,“La Voce dei Calabresi” …

[16] Da un ultimo colpo giornalistico del professore Giovanni Sedita  per l’ opera “Gi intellettuali di Mussolini . La cultura finanziata dal Fascismo “ (Editrice Le Lettere 2010), tra i novecentosei intellettuali sostenuti economicamente dal Duce ed “assoldati per fini propagandistici”, tra la Negri, Ungaretti , la Aleramo e Cardarelli emerge anche il nome  di Geppo Tedeschi, al quale furono destinate, con sovvenzione fissa dal Ministero della Cultura Popolare, ventiquattro mila lire giacché “esponente del futurismo ed autore di «Idrovolanti in siesta sul Golfo di Napoli»”. vdLa Voce di Rovigo Nuova del 7 novembre 2010, p.41  

 

[17] A. PIROMALLI – C. CHIODO, Antologia della Letteratura Calabrese, Luigi Pellegrini editore 2000, p. 231-232.

Nello stesso anno viene siglato il felice sposalizio con l’insegnante reggina Carmela Foti (vd. Archivio dello Stato Civile di Oppido Mamertina, Atto n. 3 , anno 1937). 

[18] ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI, Grande Enciclopedia, Novara agg. 1978, p.524.

[19] G. TEDESCHI, Antologia poetica … p.105.

[20]  Approviamo affatto quanto riferisce lo storico Franco Mosino circa questo premio : “… a noi sembra un controsenso , dal momento che i futuristi furono demolitori e nemici delle accademie…”. Cfr. F.MOSINO,Geppo Tedeschi, in memoriam, in “Rivista Storica Calabrese” N.S, a.XV 1994,n.1-2,p.428.

[21]Cfr. “La Tribuna ,Torino 13 ottobre 1938.

[22]  “ Calabria Letteraria”di Francesco Sofia Cannatà, tipografia G.Licari 1938,p.139 .

[23] G. TEDESCHI, Corti circuiti, Lanciano ,G. Carabba, stampa 1938, p. 2 .

[24] Sembra che il Tedeschi fu attraversato da una forte ansia di affermazione professionale . Era rilevato quale : condirettore di “Scrittori”, redattore calabrese de “L’Arciere” di Teramo e “La Scure” di Milano, membro d’onore de “La Crociata “, de “Il Pensiero di Bergamo” , del “Sodalizio editoriale Cavese”, de “La Voce dei Calabresi”di Buenos Aires, socio corrispondente dell’Associazione Letteraria e Scientifica di Genova, fiduciario dell’Opera Divulgazione Artistica Italiana, segretario sezionale della A.L.P.I. e collaboratore dei periodici : “Vecchio e Nuovo”, “La Voce del Salento” di Lecce, “Nuova Fanfulla”, “Oggi e Domani” , “Futurismo”di Roma, “Sicilia Letteraria”, “Marchesino”, “Il Meridiano” di Messina, “Forza” di Napoli e “Quaderni di Poesia “ di Milano. Vd.  R. LIBERTI,Geppo Tedeschi l’usignolo d’Aspromonte ed altri poeti autentici ,Bovalino Litografia Diaco 2003, p.6.  

[25] G. TEDESCHI, Corti Circuiti,Carabba-Lanciano 1938.

[26]  nota biogr. cit.

[27] Ancora oggi i simposi tenuti da Marinetti presso la villa Tedeschi vengono ricordati dalla professoressa Clelia Stillitano la quale partecipava insieme alla sorella Angela, maestra elementare. Successivamente a quegli incontri la stessa Stillitano si ingraziò la simpatia del Marinetti che talvolta le riservava delle pubblicazioni futuriste con le dediche : “A Clelia Stillitano (Tresilico, Reggio Calabria) simpatica, per il bronzo oro fluido della sua testa primaverile” , oppure : “all’ oro e al bronzo il ferreo, veloce Marinetti”. 

[28] L. TEDESCHI, La terra della luce, je accuse,Bastogi 2008,p.26.

[29] G. TEDESCHI, Il Suonivendolo, G.Carabba Editore 1939, p.3.

[30] A.A.VV. Dizionario della Letteratura Italiana del Novecento, Einaudi 1993,p.536.

[31] F.T.MARINETTI,Collaudi Futuristi,Guida editori p.222.

[32] G. TEDESCHI, Antologia poetica dal futurismo a oggi … p.73.

[33] Ivi, p.120.

[34] G. TEDESCHI, Antologia poetica … p.75.

[35] G. TEDESCHI, Antologia poetica … p.80.

[36] Testo dattiloscritto , Archivio di Giacomo Tedeschi in Roma.

[37] AA.VV. Marinetti e i futuristi, Milano Garzanti 1978, p176.

[38] Il nome del nostro poeta è  incluso altresì nell’elenco dei presidenti del Nosocomio di Oppido  Mamertina. Ricoprì quella carica dal 1955 al 1960 . vd. R. Liberti, Geppo Tedeschi … p. 12

[39] R. RUBINO, Dizionario Biografico dei Meridionali, Napoli, Istituto Grafico Editoriale 1975, p.249.

[40] ivi

[41] A. TIBERI a cura di , Sussidiario Campestre di Geppo Tedeschi, su “Interferenze , Nuovi Sentieri”, n. IV, n. 18-19, Maggio –Ottobre 1992 , p. 50.

[42] D. DEFELICE, Geppo Tedeschi, Le petit moineau,Roma 1979 , p. 21.  

[43] Ivi

[44] P.CRUPI, Storia della letteratura calabrese IV - Novecento, Cosenza, Periferia 1997  p.340.

[45] G. TEDESCHI, Canne d’organo, Gastaldi editore 1951.

[46] Ci piace considerare quanto scrive Enzo Bruno nella prefazione di “Non chiudete i cancelli”: “ … La sua religiosità , incontaminata, che lo ha portato per mano fino al suo ultimo respiro , rassegnato la riviviamo nella compostezza del suo canto , che si fa dono e illumina il cammino …” vd. G. TEDESCHI, Non chiudete i cancelli , Edizioni Bresciane 1994, p.5.

[47] D. DEFELICE, Geppo Tedeschi… p.14.

[48] G. TEDESCHI, Mattino di Pasqua sul prato da Zufoli sul Colle”, Corso 1957.

[49] A. MUSICO’, Geppo Tedeschi poeta di Oppido,  in “Calabria Sconosciuta” , a. XXVIII, n.107, Luglio - Settembre 2005, p.45.

[50] G. TEDESCHI, Paese da “Tempo di Aquiloni”, Scena Illustrata 1963.

[51] P. BRUNI, Recensione a “Sussidiario Campestre”su “Interferenze Nuovi Sentieri”, a.IV,n.18-19 Maggio - Ottobre 1992, Edizioni Bresciane, p.51 .

[52] G. TEDESCHI, Luna nuova di Maggio da Zufoli sul Colle”, Corso 1957, p. 84

[53] Come l’inserimento del suo profilo biografico in prestigiose enciclopedie; tra tutte ricordiamo il dizionario “Chi è?” stampato da Formiggini.

Il Liberti (op. cit.) riporta, altresì, un elenco di antologie per le scuole medie  in cui vennero inclusi i  componimenti : Giulio Dolci (Storia della Letteratura Italiana, La Prora, Milano) ,Francesco Pedrina (La verde landa, Trevisini, Milano), Orazio Locatelli (A Solatio, La Prora, Milano), Diego D’ Auspici (Fiordaliso, Trevisini) e Massimo Donato e Giuseppe Serio ( Brutia Tellus,  vol.I, Amantea).  

[54] Si registrano anche : l’alloro al premio Vallombrosa del 1958 , il “Fonte Ciappazzi” nel 1961, l’ ex-aequo”Orizzonte d’ Abruzzo” del 1962, il “David” del 1964 e il premio “Renzo Pezzani”. Quelli del 1966 : il “Piave”, “Europa arte”, “De La Valliere”  .

 Premio Villa San Giovanni 1963, appunti per la stampa, p.12

[55] Dalla terza pagina de  “Il Giornale d’Italia” del 12 Marzo 1993  dal titolo:  “Scomparso il poeta Geppo Tedeschi, Uno degli ultimi «futuristi»”.    

[56] R. RUBINO, Dizionario Biografico … p.249.

[57] Premio Villa San Giovanni…

[58] G. TEDESCHI, L’ombra si bevve i cavalli , Gabrielli editore 1974, p.4.

[59]I. LOSCHIAVO, A. ORSO, U. VERZI’ BORGESE, Poeti e Scrittori vol. I , Calabria Letteraria 1986,p.425.

[60] G.TEDESCHI,Epigrafiche, Edizioni Bresciane 1992.

[61] L’ultima stagione letteraria di Geppo Tedeschi fu contraddistinta, inoltre, dalla pubblicazione della sua fortunata e riedita “Antologia poetica dal futurismo a oggi” per i tipi  di Corso Editore per l’edizione 1986. Lo zibaldone è il viaggio di un quarantennio di poesia che parte da “Gli Affari del Primo Porto Mediterraneo di Genova” del 1932 ad “Epigrafiche” del 1973.

[62] Ibidem.

[63] P.BRUNI, La Scomparsa di Geppo Tedeschi, L’ultimo poeta futurista ,dalla terza pagina del “Corriere del Giorno” di Domenica 21 marzo 1993.

 

[64] S.PAPARATTI, E’ morto Geppo Tedeschi, Il cantore della Sila su “Il Corriere di Roma” del 30 Marzo 1993, p.8.

Repertorio fotografico tratto dall'archivio di Luigi Morizzi

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