DALL' AEROPOEMA FUTURISTA
«RURALISMO CALABRESE»
I edizione 1942 (Faenza)
Strapiombi d’acqua ricciuta
matasse
di greggi e pastura,
picchi di cielo e d’ombre,
clarinate di verde
giovinetto.
Sono in volo radente sul mio
Aspromonte.
L’anima m’urla
di giovinezza,
i nervi mi cantano
in massa.
METTI
l’elica su l’attenti
e gorgheggia, gorgheggia,
mio cuore
***
Lascia il ventoso piano.
Torna, col gregge,
in cima alla montagna,
pastorello silano.
E’ tempo di tosatura.
Gregge,
arcolaio belante del vento,
nuvolaglia per l’ottobre
tintinnante punteggiatura
dal Poema de l’Ave Maia,
parrucca della brughiera,
pennellata, di biacca,
della sera.
***
Valloncello piangente
perché lasciato nudo
da una improvvisa bufera.
E’ indispensabile,
quindi,
farlo vestire
alla meglio,
da quel magro sartore
campanile
che à un ago celerissimo.
Potrà perire,
altrimenti,
con una polmonite
fulminante.
***
Temporale improvviso
su Scilla addormentata,
quadro ad olio
ad acquerello,
ad incisione,
a pastello.
- Perché sciuparla? – mormorò la
notte,
una limpida notte di settembre.
E s’intascò, di fretta,
tuoni e pioggia.
***
Urlarono le mucche,
da un dolce pendio
aspromontano:
- Siamo studi, siamo strastufi
di serpeggianti
sentieri,
con monumenti d’alberi
e pietrame gigante
di frescure.
Anche quassù vogliamo
strade e strade asfaltate!!
***
Malinconia amaranto,
venata di prime stelle.
Stelle stelle.
Quante stelle.
Amico vento,
pastore di fronde,
legniaiuolo di monti e pianure,
tira sassi alle rose,
a primavera,
diavolo della polvere,
viandante brontolone,
ricco di fiabe come un paiuolo,
porta a l’Italia bella,
questo fagotto di baci.
***
D’estate,
le borgate calabresi,
fanno i ragazzi
da mattina e sera,
giocando con il sole,
con il vento.
Ma quando l’uvoso settembre
accenna a tramontare
come vecchie si mettono a filare
cirri cirri grigiastri,
senza fine,
bagnando i polpastrelli
nel ruscello.
***
L’irragionevole sole d’agosto
si dichiara più bello
stamattina,
della maga campagna
calabrese.
- Ti sbagli terribilmente,
gli urlarono inferociti,
con roteanti bastoni,
d’acacia,
due vallate a strapiombo.
-Mira i nostri damaschi, di fiori,
a mille motivi.
Assaggia questo arancione,
sfiora quel verde a strilli,
dissetati in questo viola.
Allora, il sole,
diventò pensoso .
Più tardi una rondinella ,
venuta da poco dal mare,
col battello del vento,
portò una missiva,
scarlatta,
alle mani di un pesco
che lesse lesse, commosso:
- Mi dichiaro stravinto
dai tuoi rari fulgori
calabresi.
Mi dichiaro stravinto!
In calce,
proprio in calce,
c’era firmato
IL SOLE.
***
Bramo toccare
i tuoi ricchi mantelli,
i tuoi velieri di spuma,
le tue vetrine d’ambra,
le tue profumate altalene
di rosa sotto tono.
Sei più fulgente
di una cascata, al sole
di brillanti.
Chi ti à vestito di gala?
Rispose REGGIO,
MIO FIGLIO BOCCIOLI!!
***
Tenne duro
durissimo
quel biondo ragazzotto
calabrese.
Poi, ferito alla testa
da scarica di mitraglia
spirò tranquillo
tra le braccia, ardenti,
del sole
che saliva.
Gli scattarono attenti,
tricolori,
barbuti alpini
e a suono di gavette
sotto un bioccolo
di frescura.
***
Spara spara,
mio lirico giardino,
la tua cassa infernale
di colori,
spara i tuoi gelsomini,
i tuoi mortai di rose,
le tue mine
di bocche di leoni,
i tuoi obici gialli
di calende.
Oppido Mamertina
futurista
è stata nominata
sovraintendente estetica
di tutta la Calabria.